Stress elettorale.
Uno degli aspetti che rende la politica disgustosa è la campagna elettorale ed in particolar modo le affissioni. Senza alcun rispetto per nulla, nemmeno per la loro stessa dignità, i più, tra i candidati, ricorrono alle affissioni imbrattando ogni superficie a vista. Il risultato evidente è l'alterazione totale del paesaggio urbano e naturale: bidoni della spazzatura, quelli per la raccolta differenziata, muri pubblici e privati, vetrine di locali (e qui lievitano i costi), scuole, cantieri, sottopassi, pali della luce, alberi ecc. con una frenesia atroce, in barba ai tanti bei propositi di una politica - soprattutto per la Puglia - volta alla tutela e al rispetto dell'ambiente. Oltre a domandarci dove andranno a finire quei materiali, non certo eco-sostenibili, una volta finito l'agone elettorale, ci chiediamo quanto danno all'ambiente è stato prodotto per essere eletti al servizio degli altri: carta, inchiostri pesanti, colle, carburanti e rifiuti di ogni sorta. Non parliamo poi della mole interminabile dei santini personalizzati che finiscono per le strade peggio che il giovedì grasso!
Gli spazi per le affissioni elettorali sono da poco disponibili eppure le nostre città già da oltre un mese sono letteralmente imbrattate, violentate dai volti di personaggi che a guardare la loro storia sia personale che politica ci sarebbe, a volte, da gridare alla farsa se non al raggiro. Ma, molti di noi, oggi, come per un repentino adattamento biologico si son dotati di una fitta coltre di peli sullo stomaco. Anche perché come diceva quel tale duemila anni fa “chi è senza peccato … “
Siamo sicuri che questo stato di cose non faccia comodo a qualcuno? Tutto sommato l'omertà esiste oltre che come riflesso della paura, anche come tacito consenso per mero tornaconto. E infatti verrebbe da chiedersi - per l'ennesima volta! - a cosa mira un ingente investimento economico per una campagna elettorale se poi non si potrà rientrare dell'investimento fatto? Perché investire ingenti some di denaro per servire democraticamente il paese? Non sarebbe più edificante e giusto destinare direttamente questi denari a beneficio della comunità se davvero si vuole servire? E' così che funziona una società libera ed evoluta? Interrogativi che trovano sempre più consistenza se si pensa che c'è chi, non contento di servire al palazzo di città, non perde tempo a proporsi alla provincia, alla regione e chi sa se non anche al Parlamento, passando da una campagna elettorale all'altra nel breve tempo di un anno. E viceversa c'è chi messo fuori dal parlamento per volontà popolare, per decisioni di partito o per non essere riusciti a scampare ad indagini, non perde tempo per rifarsi una poltrona.
Ecco che ad essere stressati da questa guerra non sono solo gli uomini - bombardati da spazzatura elettorale e da messaggi patetici che pretendono di svolgere la funzione della persuasione più o meno occulta - ma anche e soprattutto l'ecosistema. Proprio quell'ecosistema a cui si fa uno spropositato ricorso per attrarre le masse. Quell'ecosistema che, oggi più che mai, rischia il crak, un vero e proprio infarto, stressato com'è dai violenti stravolgimenti architettonici che, per l'avida mano umana, distruggono interi paesaggi e tradizioni; scorie e veleni di ogni sorta, da quelle nucleari a quelle fitosanitarie stanno alterando irrimediabilmente il rapporto dell'uomo con il suo essere al mondo, costringendoci ad una salute dai costi insostenibili, e non solo in termini economici.
Parafrasando San Paolo, nell'indicare i nostri amministratori, nella prossima tornata elettorale invitiamo a volgere lo sguardo, il nostro consenso, sì a coloro che si saranno distinti per i segni, ma per quei segni che saranno stati davvero rispettosi dell'ambiente e della collettività.
Giuseppe Vinci
pubblicato su: Graffio, Fasano 12 Marzo 2010
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